Cina. Epoca imprecisata. Un antico palazzo ricolmo di ori, sete, lacche ed ogni genere di ricchezze allora conosciute. La vita trascorre lenta, nell’agio, nella sfarzosa esuberanza che si addice ad una corte imperiale. Non manca certo il cibo, del più raffinato o l’acqua, fatta portare dalla più alta e incontaminata delle montagne dell’impero.
Un volto però è stanco, sbiadito, consunto dalla mollezza dei costumi, non pago di quella luccicante voliera di cristallo. Una nobile fanciulla, venuta dal lontano Fujian, era divenuta imperatrice; strappata dalle nebbie dei suoi monti e da una vita scandita dal ritmo della natura. Ben presto, quella che dapprima era solo un’ombra nello sguardo velato della giovane imperatrice, si tramuta in malattia. Le forze vengono meno e la corte imperiale geme per le sofferenze della sua sovrana. L’imperatore, dal canto suo, cerca con ogni mezzo di recare sollievo all’amata consorte. Vengono convocati a palazzo medici, indovini e monaci provenienti dai quattro angoli dell’impero; vengono bruciati incensi e resine pregiate in onore degli Dei. Tutto appare inutile: le condizioni dell’imperatrice peggiorano, il suo cuore sembra destinato a spegnersi prematuramente.
Il popolo è affranto e l’eco funesta della precaria salute dell’imperatrice si allarga a macchia d’olio nell’impero.
Nebbia mattutina. Fruscio di foglie sferzate dalla fresca aria di montagna. Un vecchio contadino del Fujian, svegliatosi appena, rivive il sogno da poco sbiadito. Una Dea gli indica un antico cespuglio abbarbicato sulla più ripida parete rocciosa delle montagne WuYi. Quello sarà il rimedio per la malattia dell’imperatrice. Ancora incredulo, il vecchio si incammina per il sentiero scosceso che dalla sua dimora porta a WuYi. Corre. Le sue gambe, rinsecchite come prugne lasciate al sole, sprigionano una forza inconsueta, sovrannaturale. Finalmente, il vecchio riconosce il cespuglio apparsogli in sogno poc’anzi. Una manciata di foglie, non di più, è quello che riesce a strappare dall’incontaminata bellezza di quel remoto picco e a portare a corte.
L’imperatore, disperato e ormai logoro per tutti i tentativi falliti, accoglie, indifferente, il vecchio contadino. Capezzale dell’imperatrice. Le foglie cadono delicatamente in una tazza di acqua calda e iniziano a tingerla d’arancio. Ormai quasi prive di vita, le labbra dell’imperatrice toccano l’infuso. All’improvviso è come una marea, un calore che divampa nella bocca e raggiunge il suo cuore, rivificandolo. La bocca si corruga, desiderosa di nuovi sorsi, come in una reminiscenza del seno materno.
L’imperatore è incredulo, soffocato dalle emozioni. Per la prima volta, dopo così tanti giorni oscuri, rivede, negli occhi dell’amata, quella scintilla di luce che parlava di momenti felici, passati e prossimi a venire. Come segno della sua riconoscenza, l’imperatore dona al vecchio un mantello rosso e lo nomina sovrano delle terre del Fujian e di quella montagna sacra che aveva salvato la vita della sua giovane consorte.
PIaciuto?!? Tutto questo era la degna introduzione all’assaggio di oggi: Da Hong Pao Supreme 2009 di Teaway. Stiamo parlando di un Yancha (岩茶, oolong di roccia, cliff tea), una varietà di oolong proveniente dalle montagne WuYi, nel Fujian. Queste montagne sono state nominate Patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1999. Il Da Hong Pao, conosciuto anche come Big Red Robe (adesso capite la storiella?!? Probabilmente la conoscevate di già 🙂 ) è il più famoso tra gli Yancha. Come tutti i “famosi” è spesso vittima di imitazioni, molto spesso ridicole. Non è il caso di questo Da Hong Pao Supreme 2009! Attualmente non è più acquistabile, ma sul sito è presente il raccolto del 2010.
Le foglie asciutte, di colore verde-marrone con riflessi violacei, hanno un profumo dolciastro e minerale.
Da Hong Pao Supreme 2009
Metto 7 grammi abbondanti di foglie nella mia teiera Yixing (Chu Ju, Teaway) da 120 ml circa. Rapido risciacquo. Prima infusione con acqua bollente 6 secondi. Il liquore è aranciato, carico, con dei bellissimi riflessi. Il coperchio inizialmente presenta note di cuoio che lasciano poi il posto a un non so che di speziato. Il liquore è rassicurante: mele cotte, qualche spezia e una leggera astringenza finale, che lascia la bocca fresca.
prima infusione
Seconda infusione: rapidissima, 3-4 secondi, sempre con acqua bollente. Il liquore assume un tono più caldo. Gusto più minerale; confermata ancora la presenza di frutta cotta.
Procedendo con le infusioni (e questo tè ci darà filo da torcere: generalmente mi fermo alla decima!), aumentando progressivamente i tempi di infusione, fino ad arrivare a 35-40 secondi per l’ultima. Il liquore si mantiene fedele, genuino, con una punta sempre più presente di sottile astringenza, mai prevaricante, che induce salivazione e lascia una aftertaste fresco e piacevolissimo.
ennesima infusione
Nel complesso un ottimo tè, ad un prezzo non troppo elevato (36 euro ogni 100 gr). Se non lo conoscete ve lo consiglio; in particolar modo se amate i Darjeeling second flush, che non-so-pecchè mi viene da associare a questo Yancha.
foglie in bellavista
A presto,
Luca